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Ostruzioni delle Vie Lacrimali

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Cura dell’ostruzione delle vie lacrimali nei bambini

In età pediatrica precoce (sotto i 2 anni), quando l’epifora si associa a secrezione, ciglia appiccicate e infiammazioni-infezioni ricorrenti, si esegue in genere un sondaggio intubazione bicanalicolare.

Consiste nell’inserimento di due tubicini di silicone dal puntino lacrimale superiore e dall’inferiore, i cui capi vengono quindi annodati all’interno della narice.

Si effettua in anestesia generale e ha un’alta percentuale di successo delle vie (un’apertura forzata del dotto naso lacrimale) con uno specillo, in sedazione con mascherina. La percentuale di successo è intorno all’80%.

Intervento di dacriocistorinostomia

La dacriocistorinostomia (DCR) ab externo, il classico intervento per le ostruzioni delle vie lacrimali “basse”, con o senza infezione del sacco lacrimale, è tuttora il golden standard, l’intervento più praticato a livello mondiale.

Si esegue in genere in anestesia locale o, su preferenza del paziente, generale. Ha un’alta percentuale di successo (intorno al 90-95%).
Prevede in sequenza il posizionamento di un tampone imbevuto di vasocostrittore e anestetico all’interno della narice, l’incisione della pelle a livello della radice del naso; lo scollamento dei tessuti sottocutanei, la recisione del legamento mediale con incisione del periostio, la pellicola che avvolge l’osso, l’apertura del sacco lacrimale e dell’osso nasale (osteotomia) a livello della cresta lacrimale, la sutura della mucosa nasale con quella del sacco lacrimale. La sutura della cute conclude la chirurgia.

Con questo intervento per l’ostruzione delle vie lacrimali si forma quindi una connessione che fornisce una nuova via di deflusso delle lacrime che scolano direttamente nel naso grazie anche all’inserimento di un tubicino di silicone.
A parte le possibili complicazioni, corredo di ogni azione chirurgica (emorragia, infezione…), il normale decorso clinico post-DCR prevede inevitabilmente una serie di effetti collaterali, più o meno fastidiosi.
La piccola ferita, suturata a lato del naso, si trova nella zona d’appoggio degli occhiali, che potrebbero esercitare una pressione fastidiosa. Occorre quindi dotarsi di speciali naselli morbidi in silicone oppure indossare gli occhiali un po’ più in basso del solito, per circa due settimane.

Nei primi giorni dopo l’intervento, è normale un moderato scolo di sangue e una congestione della narice del lato operato. E’ pertanto proibito soffiarsi il naso per circa un mese. Bisogna starnutire con bocca e naso aperto per evitare di far aumentare la pressione all’interno del naso. La lacrimazione non smette immediatamente dopo la DCR ma si nota in genere un lento e progressivo miglioramento nel corso delle prime due settimane.

Il tubicino di canalizzazione in silicone, ripiegato ad ansa nell’angolo interno dell’occhio, ha il capo libero è all’interno della narice. Va tenuto in sede per 4-6 mesi e poi rimosso, tagliando l’ansa dei canalini e tirando dal naso, con una semplice manovra. Prima di quel momento l’utilizzo di lenti a contatto non è consigliabile. Per ovviare, almeno in parte, a tali inconvenienti, si può ricorrere alla dacriocistorinostomia ab interno DCR transcanalicolare, per via endoscopica, con laser a diodi. Tali due opzioni evitano la formazione della cicatrice sulla cute nasale ma hanno maggiori possibilità di fallimento nel tempo.

Intervento di dacriocistectomia

Nei pazienti con infezioni del sacco e occhio secco si può effettuare la sola asportazione del sacco lacrimale senza raccordo con la mucosa nasale, in quanto l’assenza di drenaggio può bilanciare la scarsità di produzione che fisiologicamente si verifica in età anziana (Figura 2).

Figura 2. Infiammazione del sacco lacrimale (dacriocistite) (a) e infezione estesa ai tessuti perioculari (b).

Nei rari casi in cui l’ostruzione completa delle vie lacrimali si combina all’impossibilità di reperire puntino e canalino lacrimale, e quindi di ripristinarne la pervietà, l’intervento di elezione è la congiuntivodacriocistorinostomia con impianto di tubo di Jones (in vetro) o di Murube (in silicone) (Figura 5).

L’intervento è simile ad una DCR classica, cui segue il posizionamento di piccole protesi (circa un centimetro e mezzo) a livello della caruncola (punto in cui la palpebra superiore ed inferiore si uniscono). Le percentuali di successo non sono elevatissime ed è richiesta una “manutenzione” regolare, lavando e aspirando le sostanze che possono intasare il tubo.

Intervento per ostruzioni delle vie lacrimali

Figura 5. Tubo di Jones in sede e fase di applicazione dello shunt di Murube.

 

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Endoscopia delle vie lacrimali

Oltre ai test eseguibili in studio, come le colorazioni con fluoresceina, la digitopressione del sacco e il lavaggio con soluzione fisiologica per stabilire la pervietà o meno delle vie (il paziente sente l’acqua in gola), la procedura più moderna nella diagnosi dell’epifora è l’endoscopia delle vie lacrimali.

Questo esame permette di andare a visualizzare ed eventualmente correggere direttamente le cause all’interno delle vie con microscopiche sonde con fibra ottica, evitando il ricorso alle metodiche radiologiche (la dacriocistografia – lastra ai raggi X con mezzo di contrasto iniettato nei canalini – la dacrioscintigrafia e la dacrio-TC).

La diagnosi ha un ruolo fondamentale d’indirizzo alla chirurgia; deve cioè distinguere:

  • l’epifora dall’iperlacrimazione riflessa, secondaria a condizioni con stimolo irritativo sulla superficie oculare come infiammazioni varie (blefariti, congiuntiviti, cheratiti) deformazioni verso l’esterno (ectropion) o l’interno (entropion) del bordo palpebrale, ciglia che crescono verso la cornea (trichiasi); paralisi della dinamica palpebrale con deficit di chiusura (lagoftalmo) et cetera
  • i casi di ostacolo al deflusso reversibili, in cui è indicata una terapia conservativa, effettuata con lavaggi e farmaci antibiotici
  • i casi di epifora con esito positivo del lavaggio lacrimale (vie pervie), in cui è indicata una semplice puntoplastica, piccolo intervento di dilatazione del puntino lacrimale, talora combinato all’impianto di tutori in silicone, lasciati per qualche mese
  • le stenosi alte, a carico dei canalini, il cui trattamento chirurgico (in genere per via endoscopica con dilatatori tipo palloncini da angioplastica, stent, tubicini di materiale vario, aperture effettuate con sonde laser o microtrapani…) è gravato da difficoltà tecniche e percentuali di fallimento variabili
  • le ostruzioni basse, del sacco e del dotto naso-lacrimale, che invece presentano ottime possibilità di successo chirurgico con le classiche procedure d’intubazione / by-pass (dacrio-cisto-rinostomia dall’esterno oppure per via endonasale) che collegano il sacco congiuntivale, il canalino comune o la mucosa del sacco lacrimale con quella della cavità nasale.

L’endoscopia delle vie lacrimali viene eseguita in sala operatoria, in anestesia locale. Dopo la gentile dilatazione del puntino, si introduce la sonda che contiene la fibra ottica. Durante tutto l’esame, per ottenere una buona visualizzazione del campo esplorato, è necessario effettuare un continuo lavaggio della via lacrimale; ottenuto con il passaggio di liquido (acqua distillata) nelle cavità nasali e poi in gola. Tale liquido, in quantità non abbondanti, deve quindi essere deglutito.

In presenza di reazioni infiammatorie, il passaggio della sonda può provocare microemorragie che vengono eliminate con lo stesso liquido di lavaggio. Dopo aver valutato la consistenza dell’ostacolo, le caratteristiche del deflusso e la percezione del paziente, si avanza con la sonda verso le vie basse.

Ostacoli rimuovibili (membrane, calcoli detti dacrioliti, neoformazioni) possono essere rimossi avvalendosi di manipoli terapeutici (microtrapani a movimento meccanico o laser) coassiali miniaturizzati, microscopici stent e tutori di varia forgia per tentare la ricanalizzazione della via senza compromettere le chances della chirurgia tradizionale e rispettando l’anatomia naturale. Ogni tentativo riuscito è un intervento invasivo evitato.

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Che cos’è l’ostruzione delle vie lacrimali?

L’ostruzione delle vie lacrimali, parziale o totale, è una patologia frequente e particolarmente fastidiosa, che interessa pazienti di ogni età, dal neonato, per ragioni congenite, all’adulto-anziano, per cause acquisite di varia natura.

I sintomi dell’ostruzione delle vie lacrimali

L’epifora, cioè il continuo scolo esterno di lacrime all’angolo nasale della rima palpebrale, è il sintomo principale dell’ostruzione delle vie lacrimali. All’epifora possono essere più o meno associati:

  • fenomeni infiammatori della congiuntiva secondari al ristagno
  • infiammazione della pelle perioculare (eczema), in particolare nei portatori di occhiali
  • irritazione del sacco lacrimale con secrezioni muco-purulente
  • tumefazione e dolenzia (dacriocistite, mucocele, ascesso) (Figura 2), più raramente dell’orbita, con possibili gravi complicanze (cellulite orbitaria).

Quali sono le cause dell’ostruzione delle vie lacrimali?

Le cause dell’ostruzione delle vie lacrimali possono essere di varia natura:

  • infettive
  • infiammatorie
  • traumatiche
  • tumorali
  • idiopatiche

Come funziona la produzione delle lacrime?

La fisiologica produzione delle lacrime avviene da parte di un sistema finemente regolato da fattori nervosi ed ormonali, incaricato di proteggere cornea e congiuntiva, mantenendone la corretta idratazione e trasparenza e veicolando ossigeno, cellule immunitarie, anticorpi, mediatori chimici.

L’ammiccamento, la regolare chiusura ritmica e involontaria, ogni 8 secondi circa, delle palpebre avvia un flusso che distribuisce le lacrime sulla superficie oculare, convogliandole poi all’angolo interno delle palpebre (il lago lacrimale), dove i puntini lacrimali, piccoli orifici beanti, pescano grazie a meccanismi coordinati di capillarità, movimento palpebrale (teoria della “pompa”), gravità e aspirazione con pressione negativa dalla parte del naso.

Il drenaggio si dirige dapprima in un’ampolla (il saccodotto naso-lacrimale), quindi in gola (per questo motivo si sente il ‘sapore’ dei colliri e il naso ‘cola’ quando si piange tanto) (Figura 1). Tale percorso “idraulico” impiega circa 20 minuti a sostituire completamente la quantità di lacrima presente nell’occhio collocata nella parete laterale del naso, poi nelle fosse nasali.

Ostruzioni delle vie lacrimali

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    Quali sono le differenze tra il centro di Milano e quello di Nizza Monferrato?

    I nostri Centri dispongono egualmente di strumentazione all’avanguardia. L’ambulatorio di Milano è attivo dal lunedì al venerdì; quello di Nizza Monferrato il sabato. La chirurgia viene effettuata unicamente nella sede di Milano.

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    Si può accedere al Centro oculistico solo tramite prenotazione. All’ingresso ti verrà misurata la temperatura e dovrai igienizzare le mani utilizzando i dispenser a disposizione. Potrai accedere alla visita solo se munito di mascherina chirurgica. Se non dovessi averne una a disposizione, te la forniremo noi. In sala d’attesa e alla reception sarà fondamentale rispettare […]

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    Nella sessione “equipe medica” trova l’elenco dei nostri oculisti, con il proprio campo di competenza specifica. In ogni caso, una prima visita oculistica generica può essere effettuata da uno qualsiasi dei nostri specialisti; consideri quindi anche la disponibilità, i giorni ed orari di visita a lei più congeniali.

    A che età è utile fare la prima visita ai bambini?

    L’età giusta è tra i 3 e i 4 anni. Oggi abbiamo a disposizione strumenti in grado di rilevare difetti di refrazione in modo oggettivo, anche prima dell’età scolare, quando il bimbo sarà in grado di collaborare e dare risposte soggettive utili a identificare la giusta refrazione. Se i genitori, o i famigliari stretti del […]

    In cosa consiste la visita oculistica e quanto dura?

    La visita prevede una fase preliminare in cui personale specializzato (ortottisti, optometristi) raccoglie dati e informazioni con strumenti dedicati, utili al medico oculista per la valutazione conclusiva. La tempistica della visita completa non è assolutamente programmabile in maniera standardizzata e può durare anche un paio d’ore, soprattutto per valutazioni chirurgiche, ove a seconda della patologia, […]

    È sempre necessaria la dilatazione della pupilla durante la visita?

    La dilatazione farmacologica della pupilla serve per controllare in maniera più accurata la parte periferica della retina dell’occhio. Da tenere presente che un esame del fondo dell’occhio senza dilatazione è sempre considerato parziale e non completo. Ad oggi esistono apparecchiature (OPTOS) in grado di fotografare il fondo dell’occhio in maniera accurata e senza dilatare farmacologicamente […]

    Quanto dura l’effetto delle gocce per cicloplegia (dilatazione pupilla)?

    L’effetto delle gocce ha una durata diversa a seconda del collirio impiegato, della reattività individuale, dell’età e del difetto visivo (da un minimo di 3-4 ore, ad un massimo, in rari casi, di 24-48 ore).

    Può essere pericoloso utilizzare le gocce per la dilatazione della pupilla in caso di gravidanza o allattamento?

    In generale i colliri che si utilizzano per dilatare la pupilla sono topici, ma potrebbero entrare in circolo e raggiungere anche il feto. Di solito dopo la 20 esima settimana di gestazione non ci sono rischi per il feto, ma ogni singolo caso viene sempre valutato dall’oculista prima di somministrare qualsiasi tipo di collirio o […]

    È importante togliere le lenti a contatto prima della visita?

    L’azione delle lenti a contatto può alterare la forma della cornea, variandone i parametri e di conseguenza la refrazione del paziente, in maniera più o meno incisiva a seconda del tipo di lenti (morbide, rigide o semirigide).  In base alla motivazione per cui viene richiesta la visita oculistica viene indicato la sospensione di circa 2-3 […]