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Pterigion e Pinguecola

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Come si cura lo pterigio

Molti casi di pterigio richiedono soltanto un’osservazione attenta, con fotografia periodica (annuale) ad adeguato ingrandimento (lampada a fessura), per monitorare la progressione verso il campo pupillare, e un ricorso più o meno intenso a colliri lenitivi (lubrificanti, omeopatici..) o blandamente antinfiammatori (ciclosporina, cortisonici blandi non assorbibili) per tenere sotto controllo i sintomi, in particolare l’arrossamento oculare.

Per taluni principi attivi (cortisonici e vasocostrittori), tuttavia, occorre tener ben presenti i rischi, non soltanto oculari, di un uso frequente e prolungato (ipertensione arteriosa, glaucoma, effetto “rimbalzo”, assuefazione, reazioni tossiche e allergiche…).

Quando il fastidio, funzionale od estetico, non è sopportato, oppure la progressione minaccia di danneggiare in maniera irreversibile la visione, la chirurgia è l’unica strada percorribile per trovare una soluzione definitiva.

La semplice rimozione dello pterigio viene eseguita con il bisturi. Però il tasso di recidiva è così elevato (lo pterigio ritorna in genere in maniera più aggressiva e fastidiosa, già entro un anno dall’intervento, con percentuali sino al 60% dei casi) che ha condizionato una cultura ostile all’intervento anche tra gli addetti ai lavori.

Farmaci antitumorali per lo pterigio

L’operazione di exeresi va sempre associata ad una tecnica di prevenzione delle recidive. E qui cominciano le complessità; oltre una dozzina di varianti tecniche disponibili confermano la mancanza di una soluzione ideale. Molti propongono l’aggiunta di farmaci chemioterapici antitumorali, come la mitomicina C, applicati durante la chirurgia oppure come collirio nel periodo postoperatorio o l’irradiazione con placche (dischetti metallici di circa 1 cm di diametro) di sostanze radioattive, come lo stronzio (90Sr).

Sia la chemio che la radioterapia hanno ridotto al 5-10% la percentuale di recidive, ma hanno introdotto una serie di rischi e complicanze serie, sia nel breve che nel lungo termine.

Per questo la nostra scelta è sempre quella di riservare tali opzioni ai casi gravi, recidivati, privilegiando invece, in prima istanza, le tecniche conservative e poco aggressive, che oltre ad un tasso di sicurezza altissimo, riducono le recidive a meno del 2%.

Subito dopo lo “strappo” dello pterigio e l’eventuale levigatura della superficie corneale sottostante, eseguiamo un autotrapianto (autografting) congiuntivale mediante dissezione e rotazione di un lembo di congiuntiva prelevato dalle regioni sane, in genere superiori, e incollato con un gel di piastrine e fibrina ottenuto dal plasma dello stesso paziente, in modo da ricoprire la zona di sclera (bianco dell’occhio) denudata.

In casi rari, quando ad esempio la quantità di tessuto da togliere è cospicua, è necessario suturare il lembo, oppure integrare o sostituire l’autografting con un impianto di membrana amniotica (Figura 1), fornito dalle banche degli occhi, come il tessuto necessario per i trapianti, oppure in una variante criopreservata. La membrana amniotica viene stesa e fissata come una nuova congiuntiva, con colla biologica o suture, favorisce la riepitelizzazione della cornea e della congiuntiva, ha un’attività antiinfiammatoria, inibisce la proliferazione fibrosa e i processi neovascolari e si riassorbe spontaneamente.

Per informazioni o per prenotare una visita chiamate lo 028057388 o inviateci una email.

Trattamento pterigio e pinguecola

Figura 1. Infiltrazione di anestetico; exeresi con bisturi ; sacco amniotico placentare; membrana amniotica, lostrato più interno del sacco, distesa con pinze.

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    Domande Frequenti

    Quali sono le differenze tra il centro di Milano e quello di Nizza Monferrato?

    I nostri Centri dispongono egualmente di strumentazione all’avanguardia. L’ambulatorio di Milano è attivo dal lunedì al venerdì; quello di Nizza Monferrato il sabato. La chirurgia viene effettuata unicamente nella sede di Milano.

    Come accedere al Centro oculistico

    Si può accedere al Centro oculistico solo tramite prenotazione. All’ingresso ti verrà misurata la temperatura e dovrai igienizzare le mani utilizzando i dispenser a disposizione. Potrai accedere alla visita solo se munito di mascherina chirurgica. Se non dovessi averne una a disposizione, te la forniremo noi. In sala d’attesa e alla reception sarà fondamentale rispettare […]

    Come scegliere lo specialista?

    Nella sessione “equipe medica” trova l’elenco dei nostri oculisti, con il proprio campo di competenza specifica. In ogni caso, una prima visita oculistica generica può essere effettuata da uno qualsiasi dei nostri specialisti; consideri quindi anche la disponibilità, i giorni ed orari di visita a lei più congeniali.

    A che età è utile fare la prima visita ai bambini?

    L’età giusta è tra i 3 e i 4 anni. Oggi abbiamo a disposizione strumenti in grado di rilevare difetti di refrazione in modo oggettivo, anche prima dell’età scolare, quando il bimbo sarà in grado di collaborare e dare risposte soggettive utili a identificare la giusta refrazione. Se i genitori, o i famigliari stretti del […]

    In cosa consiste la visita oculistica e quanto dura?

    La visita prevede una fase preliminare in cui personale specializzato (ortottisti, optometristi) raccoglie dati e informazioni con strumenti dedicati, utili al medico oculista per la valutazione conclusiva. La tempistica della visita completa non è assolutamente programmabile in maniera standardizzata e può durare anche un paio d’ore, soprattutto per valutazioni chirurgiche, ove a seconda della patologia, […]

    È sempre necessaria la dilatazione della pupilla durante la visita?

    La dilatazione farmacologica della pupilla serve per controllare in maniera più accurata la parte periferica della retina dell’occhio. Da tenere presente che un esame del fondo dell’occhio senza dilatazione è sempre considerato parziale e non completo. Ad oggi esistono apparecchiature (OPTOS) in grado di fotografare il fondo dell’occhio in maniera accurata e senza dilatare farmacologicamente […]

    Quanto dura l’effetto delle gocce per cicloplegia (dilatazione pupilla)?

    L’effetto delle gocce ha una durata diversa a seconda del collirio impiegato, della reattività individuale, dell’età e del difetto visivo (da un minimo di 3-4 ore, ad un massimo, in rari casi, di 24-48 ore).

    Può essere pericoloso utilizzare le gocce per la dilatazione della pupilla in caso di gravidanza o allattamento?

    In generale i colliri che si utilizzano per dilatare la pupilla sono topici, ma potrebbero entrare in circolo e raggiungere anche il feto. Di solito dopo la 20 esima settimana di gestazione non ci sono rischi per il feto, ma ogni singolo caso viene sempre valutato dall’oculista prima di somministrare qualsiasi tipo di collirio o […]

    È importante togliere le lenti a contatto prima della visita?

    L’azione delle lenti a contatto può alterare la forma della cornea, variandone i parametri e di conseguenza la refrazione del paziente, in maniera più o meno incisiva a seconda del tipo di lenti (morbide, rigide o semirigide).  In base alla motivazione per cui viene richiesta la visita oculistica viene indicato la sospensione di circa 2-3 […]